DISTURBI DEL BASSO TRATTO URINARIO (LUTS) patologie e terapie Dott. Arrighi Nicola Medico Chirurgo - Specialista in Urologia

Disturbi del basso tratto urinario

I disturbi del basso tratto urinario sono tutti quella serie di sintomi che noi associamo all’atto dell’urinare. L’argomento è talmente ampio che esce dalle finalità di questo sito una presentazione esauriente. Ci si pone l’obiettivo di presentare cosa sono e quali direttrici guidano la terapia.

Nell’Urologia contemporanea ormai si utilizza correntemente l’acronimo L.U.T.S. (dall’inglese Lower Urinary Tract Symptoms):

In passato erano nominati come i “problemi di prostata”, ma di recente si è cambiato il modo di pensare. Dare “colpa” all’ingrossamento benigno della prostata (la cosiddetta “Ipertrofia prostatica benigna”) di fatto rischia di escludere tante altre condizioni, peraltro più rare, ma non rarissime. Il rischio, non di poca importanza di classificare come “problemi di prostata” una patologia più grave, è assolutamente da evitare.

E’ di facile comprensione che, essendo i sintomi espressione di un problema di vuotamento o funzionamento della basse vie urinarie, non solo la prostata “che ostruisce” può creare un problema.

Valga come esempio, molto efficace, il fatto che una patologia tumorale vescicale, anche iniziale, può provocare contrazioni frequenti della vescica, e quindi far “andare spesso il paziente”. In questo caso, pur avendo una sintomatologia simile, la “prostata” non c’entra.

Per questo l’approccio contemporaneo a questi problemi parte dai sintomi di per se stessi e, da questi, ci si muove per un inquadramento diagnostico.

Innanzitutto si classificano per caratteristiche (fase di riempimento vescicale, di vuotamento, post-minzionali). Facendo degli esempi: alzarsi spesso la notte è un sintomo della fase di riempimento, il getto poco performante della fase di vuotamento, lo sgocciolamento della fase post-minzionale.

Questi sintomi vengono quindi catalogati sulla base della gravità (lievi, moderati, severi). Per fare ciò, si utilizzano dei questionari che associano un punteggio alla gravità di ogni singolo sintomo. Va detto che spesso l’Urologo “esperto”, pur non utilizzando un questionario “ a punti”, con delle domande, generiche agli occhi di chi risponde, riesce a farsi un’idea abbastanza chiara del quadro.

Va precisato che, pur non essendo storicamente inserito in questa categoria, il sangue visibile nella urine (ematuria) non va mai sottovalutato.

L’inquadramento diagnostico di questi sintomi è molto vario e dipende anche dai sospetti: se l’Urologo non sarà certo della natura “prostatica” dell’origine dei sintomi, allora potrebbe chiedere degli accertamenti più particolari, che permettano di escludere o confermare il sospetto.

Un dato importante, nell’inquadramento iniziale, è quello di escludere che un quadro funzionale (sintomi in assenza di oggettivo problema “organico”) non stia però degenerando in una condizione più grave. Per questo, se si sospetta una genesi “ostruttiva” (l’ingrossamento della prostata, ma anche una stenosi dell’uretra) è importante valutare la funzione vescicale, valutando se questa riesce a svolgere “appieno” le sue funzioni. In maniera semplice, valutare ecograficamente se vi è del ristagno post-minzionale è importante e di poco disagio. Valutare, se si sospetta un quadro inveterato, la funzione renale con un banale esame ematico, può essere d’aiuto.

Tipico per i pazienti è la richiesta da parte del paziente in merito a dosaggi ematico di PSA ed ecografia prostatica. Di fatto, quest’ultima può essere utile per valutare le dimensioni della prostata e stratificare la terapia. Il PSA esso stesso può aiutare nella scelta terapeutica e comunque può essere una tecnica (imprecisa, ma al momento unica) per iniziare un iter diagnostico per il cancro della prostata (vedi sezione).

Proprio perché le cause possono essere varie, al terapia è molto diverse a seconda delle condizioni, e pertanto non è possibile riassumere in poche righe. Alcune condizioni hanno solo indicazione alla terapia medica (esempio le condizioni di “vescica iperattiva”), altre vedono la possibilità sia di terapia medica che chirurgica (la ipertrofia prostatica benigna), altre sono prettamente chirurgiche (le stenosi dell’uretra).

Si conclude quindi da questa breve enunciazione che spesso l’inquadramento di un quadro così variegato e “confuso” richiede attenzione, dialogo con il paziente ed un approccio metodologicamente corretto. Solo l’approccio “step by step” (passo dopo passo) può evitarci grossolani errori.